STRADE BIANCHE

Strade Bianche. Solamente la denominazione di questa corsa evoca le immagini magiche del ciclismo eroico, quando l’asfalto era ancora un lontano miraggio e i corridori si piegavano sulle biciclette per affrontare i lunghi e duri percorsi su vie sterrate.

La ghiaia e la polvere, due tratti distintivi di questa disciplina nei suoi primi decenni, che diventano di nuovo protagonisti grazie alla Strade Bianche. Una classica italiana recente ma dal grande fascino, tanto da essere considerata dagli appassionati la “sesta Monumento” dopo la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre, la Parigi-Roubaix, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro di Lombardia.

Definita anche come “la classica del Nord più a Sud d’Europa”, la Strade Bianche (inizialmente dal 2007 al 2008 denominata Monte Paschi Eroica) si svolge annualmente il primo sabato di marzo e solo da quattro anni fa parte del calendario UCI World Tour.

Il percorso si snoda tra le bellissime colline toscane, con numerosi settori in sterrati, i cosiddetti “sterri” toscani.

La prima edizione, come dicevamo, si è svolta nel 2007, ma in realtà tutto è partito nel 1997 quando Giancarlo Brocci diede vita all’Eroica: una manifestazione cicloturistica creata con l’intento di far tornare in auge il ciclismo eroico.

Sterrati, abbigliamento e biciclette d’epoca sono i tre elementi fondamentali per rievocare quel passato così lontano ma allo stesso tempo così attrattivo, tanto che per un giorno migliaia di appassionati da tutto il mondo provano a rivivere in prima persona il ciclismo di quegli anni, percependo sulla propria pelle le sensazioni del pedalare sulla ghiaia con le bici di un tempo.

La competizione non esiste e per questo non è prevista una classifica finale ma viene rilasciato solamente un elenco degli arrivati in ordine alfabetico con il percorso effettuato da ogni partecipante. A sottolineare l’aspetto folkloristico di questa manifestazione c’è la presenza di numerosi ristori con prodotti tipici locali lungo il percorso.

Dieci anni dopo la prima edizione dell’Eroica, su quelle stesse strade i protagonisti sono i professionisti. Il 9 Ottobre 2007 nasce infatti la Monte Paschi Eroica: 180km totali di cui 60,7 sugli “sterri”. Molti furono gli interrogativi posti su questa nuova corsa così intrigante, come molte furono anche le critiche tese a smorzare l’entusiasmo e l’enfasi di quest’esperimento.

In realtà già in molti si chiedevano se l’Eroica potesse diventare un appuntamento irrinunciabile della stagione. La prima edizione vide il successo di uno dei corridori maggiormente sulla cresta dell’onda in quegli anni. Si tratta di Alexandr Kolobnev che a Stoccarda, dieci giorni prima, era stato degno avversario di Paolo Bettini al Mondiale.

La competizione non esiste e per questo non è prevista una classifica finale ma viene rilasciato solamente un elenco degli arrivati in ordine alfabetico con il percorso effettuato da ogni partecipante. A sottolineare l’aspetto folkloristico di questa manifestazione c’è la presenza di numerosi ristori con prodotti tipici locali lungo il percorso.

Dieci anni dopo la prima edizione dell’Eroica, su quelle stesse strade i protagonisti sono i professionisti. Il 9 Ottobre 2007 nasce infatti la Monte Paschi Eroica: 180km totali di cui 60,7 sugli “sterri”. Molti furono gli interrogativi posti su questa nuova corsa così intrigante, come molte furono anche le critiche tese a smorzare l’entusiasmo e l’enfasi di quest’esperimento.

In realtà già in molti si chiedevano se l’Eroica potesse diventare un appuntamento irrinunciabile della stagione. La prima edizione vide il successo di uno dei corridori maggiormente sulla cresta dell’onda in quegli anni. Si tratta di Alexandr Kolobnev che a Stoccarda, dieci giorni prima, era stato degno avversario di Paolo Bettini al Mondiale.

L’arrivo in Piazza del Campo, presente fin dalla prima edizione, è un tratto distintivo di questa corsa. La Piazza è il cuore del capoluogo toscano ed è il teatro del Palio, manifestazione che ha reso celebre ovunque la città.

Il Palio non è una corsa: è rito, celebrazione, ragione di vita per ogni contradaiolo e culmine di un’attesa che si snoda di anno in anno fin dal 1200, anche se il Palio “moderno” risale alla metà del Seicento.

Lunga la storia del Palio, come sembra essere lunga, all’apparenza, quella della Strade Bianche. Di lungo corso è anche il campione a vincere nel 2011, un corridore da classiche come Philippe Gilbert. Il belga imprime il suo nome nell’albo d’oro della corsa toscana dopo aver bruciato tutti in una volata ristretta, compresi gli azzurri Alessandro Ballan e Damiano Cunego, rispettivamente secondi e terzi al traguardo.

Nel 2012 sul primo gradino del podio ci torna Fabian Cancellara, decisivo fu il suo allungo sull’ultima asperità in sterrato: l’impegnativa salita delle Tolfe. Curiosamente la divisa dello svizzero della RadioSchack-Nissan coincide con i colori del simbolo della città di Siena: uno scudo bianco nella parte superiore, nero in quella inferiore. Sono molte le ipotesi sul suo significato: potrebbero essere i due cavalli che portarono qui i fondatori della città, Senio e Ascanio, oppure rievocare la pace tra guelfi bianchi e neri.

Chi ha fatto pace, in questa caso con la corsa, è invece l’Italia che dopo averla sfiorata più volte conquista la prima Strade Bianche nel 2013 grazie a Moreno Moser. Il giovane azzurro della Cannondale piazza la stoccata vincente sul muro finale di via Santa Caterina, poche centinaia di metri prima dell’arrivo, staccando tutti i compagni di fuga. Resta ancora l’unica vittoria di un corridore italiano sugli “sterri” toscani.

Nel 2014 ad arrivare a braccia alzate sotto lo sguardo della Torre dei Mangia, uno dei simboli di Siena in Piazza del Campo, è Michał Kwiatkowski. Ancora una volta a decidere la corsa è stata la salita finale di via Santa Caterina, dove il polacco ha allungato su Peter Sagan che sale di nuovo sul secondo gradino del podio (come l’anno precedente dietro a Moser). Trionfo rivelatore quello di Kwiatkowski, che alla fine di quella stagione vinse anche il Mondiale.

L’edizione successiva se la aggiudica un altro specialista delle corse di un giorno: Zdeněk Štybar. Il ceco, in forza alla Etixx-Quick Step (oggi Deceuninck Quick Step), sfrutta la massima pendenza degli ultimi chilometri per staccare gli altri due fuggitivi, Alejandro Valverde e Greg Van Avermaet. Una condotta di gara perfetta da parte di Stybar, proprio come quella di Fabian Cancellara l’anno dopo.

Nel 2016 infatti si è disputata l’edizione che ha visto andare in scena il tris dello svizzero nella Strade Bianche (dopo la vittoria del 2008 e del 2012). Il primo degli sconfitti è stato proprio Zdeněk Štybar, il quale non è riuscito a ripetersi arrendendosi a Cancellara solo nello sprint finale in Piazza del Campo. Da segnalare la terza posizione di Gianluca Brambilla, in testa alla gara fino al termine della salita di via Santa Caterina.

Fabian Cancellara resta il corridore con più vittorie nella corsa senese e nel 2016 fu la sua ultima stagione da professionista, inaugurata proprio in Toscana con una splendida vittoria

Il 2017 è stato l’anno chiave per la Strade Bianche, il raggiungimento di un traguardo cercato fin dalla prima edizione. “La classica del Nord più a Sud d’Europa” entra nel World Tour, il massimo calendario mondiale, dove erano già presenti altre quattro corse italiane: Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo, Giro d’Italia e Giro di Lombardia.

Pioggia e vento accompagnano i corridori quell’anno, con il fango a fare da padrone negli sterrati. Nemico di molti corridori, ma non di Michał Kwiatkowski che fa la voce grossa sugli “sterri” e domina il muro finale tagliando in solitaria il traguardo a Siena. Per il polacco, dopo il successo del 2014, è la doppietta in questa corsa. Ancora a secco, invece, resta Greg Van Avermaet. Il belga deve accontentarsi di nuovo di un secondo posto dopo averne già ottenuto uno nell’edizione andata in scena due anni prima.

Nel 2018 a vincere è un suo connazionale: Tiesj Benoot. Per il 23enne della Lotto è la prima vittoria da professionista. Protagonista è ancora una volta il fango, vistosamente presente sulla divisa del belga al traguardo. I segni di una lunga battaglia sugli sterrati e in particolare di un attacco spettacolare arrivato sulla ghiaia quando ancora mancavano 15 km. Un allungo impressionante sul penultimo tratto in sterrato, con il quale saluta il resto della compagnia. L’edizione del 2018 viene ricordata anche per i tremendi crampi che hanno colpito Wout van Aert sul muro di via Santa Caterina e per i quali il belga è stato costretto a scendere dalla bici per risalire a salita conclusa. Ma van Aert, come vedremo, otterrà presto il suo riscatto.

Oltre che di scene di fatica il muro di via Santa Caterina, come abbiamo già visto, è anche il teatro dei momenti clou della Strade Bianche. È così anche nel 2019, quando sulla salita che porta a Piazza del Campo si trova un terzetto composto da Wout van Aert, Jakob Fuglsang e Julian Alaphilippe. Quest’ultimo si lancia all’inseguimento del danese che ha sferrato per primo l’attacco sul muro, sapendo di essere battuto allo sprint. Van Aert resta indietro (come lo scorso anno arriverà di nuovo terzo), ma Alaphilippe risponde brillantemente all’azione di Fuglsang e alla prima partecipazione va a prendersi la Strade Bianche.

L’anno dopo, nel 2020, il calendario ciclistico è stravolto a causa dell’emergenza sanitaria. L’UCI ci mette una pezza programmando una stagione concentratissima da agosto ad inizio novembre. Ad aprire questo inedito calendario, il primo di agosto, è proprio la Strade Bianche.

L’attesa è altissima, la corsa senese segna il ritorno alle corse e ad una semi normalità. Inedito è lo scenario che nel cuore dell’estate offrono le crete senesi, come inedita è anche la fatica dei corridori che si ritrovano a partecipare a questa corsa sotto il solleone.

Il caldo e la polvere rendono ancora più duri i tratti in sterrato e il momento chiave della corsa proviene proprio dall’ultimo “sterro”, quello di Le Tolfe. È lì che Wout van Aert fa la differenza e stacca tutti gli altri rivali, prendendosi finalmente la rivincita verso le due precedenti edizioni che l’avevano visto salire sempre sul terzo gradino del podio. Il conto in sospeso del belga con la Strade Bianche è chiuso, può alzare le braccia la cielo in Piazza del Campo con mezzo minuto di vantaggio.

Per la terza volta nella storia arriva secondo un italiano. Questa volta è Davide Formolo che anticipa Maximilian Schachmann negli ultimi metri.

Percorso molto mosso e ondulato sia sul piano planimetrico che altimetrico, privo di lunghe salite ma costellato di strappi più o meno ripidi, in particolare sugli sterrati.

Sono presenti infatti circa 63 km di strade sterrate divise in 11 settori. Partenza da Siena (Fortezza Medicea) primi chilometri ondulati su asfalto per raggiungere, al km 18, il 1° settore sterrato (2.1 km) perfettamente rettilineo sempre in leggerissima discesa.

Pochi chilometri separano dal 2° settore (5.8 km), prima vera asperità della corsa con un breve tratto in leggera discesa e un lungo tratto in salita, a volte con pendenze attorno e oltre il 10%. Si raggiunge quindi Radi dove si incontra il 3° settore e subito dopo il 4° settore “La Piana” di 5.5 km ma altimetricamente meno impegnativo che porta a Buonconvento.

Alcuni chilometri dopo si affronta la salita di Montalcino, la seconda asperità (4 km al 5%). Dopo Torrenieri, iniziano il 5° (11.9 km) e 6° (8.0 km) settore, che sono intervallati da solo 1 km di asfalto, entrambi impegnativi, ondulati, molto nervosi e con parecchie curve e saliscendi. A Monteroni d’Arbia. inizia il 7° settore sterrato di San Martino in Grania (9.5 km) tra le crete senesi. Un settore lungo e con un susseguirsi di leggeri saliscendi nella prima parte per concludersi con una scalata a curvoni che immette nuovamente nell’asfalto.

A Ponte del Garbo (Asciano) inizia l’8° settore sterrato (11.5 km, il più impegnativo della corsa), prevalentemente in salita e caratterizzato da notevoli saliscendi, tra i quali vanno citati quelli in prossimità di Monte Sante Marie che raggiungono bruscamente sia in salita che in discesa pendenze molto elevate (su brevi distanze).

Dopo Castelnuovo Berardenga si incontra un brevissimo sterrato di 300 m in piano prima di affrontare, dopo Monteaperti, il 9° settore di soli 800 m, ma con uno strappo con pendenze a doppia cifra. Si ritrova poi l’asfalto a Vico d’Arbia e si supera sempre su asfalto Pieve a Bozzone.

Si affronta quindi il 10° e penultimo settore (2.4 km) sulla strada in salita di Colle Pinzuto (pendenze fino al 15%). Pochi chilometri dopo è posto l’11° e ultimo tratto sterrato (1.1 km) con una sequenza di discesa secca seguita da una ripida risalita (pendenza max 18%) che si conclude alle Tolfe. Al termine restano poco più di 12 km all’arrivo a Siena nel Campo.

Gli ultimi km si snodano per la prima parte all’esterno dell’abitato di Siena su strade larghe e lunghi rettifili collegati tra loro da ampie curve, prima in discesa e poi in leggera salita fino ai 2 km dall’arrivo dove viene imboccata la via Esterna di Fontebranda con pendenze fino al 9%.

A 900 m dall’arrivo si supera la Porta di Fontebranda e inizia la pavimentazione lastricata. La pendenza supera il 10% fino a raggiungere attorno ai 500 m dall’arrivo, in via Santa Caterina, punte del 16%. Segue una svolta decisa a destra nella via delle Terme e l’immissione in via Banchi di Sotto. Dai 300 m la strada è sempre in leggera discesa. Ai 150 m svolta a destra in via Rinaldini. Ai 70 m si entra nel Campo, ultimi 30 in discesa al 7%, traguardo pianeggiante.